Facciamo un pochino di chiarezza
L’arte è un asset d’investimento? assolutamente sì.
Qualsiasi tipologia, qualsiasi opera e qualsiasi artista? Assolutamente no.
Innanzitutto bisogna tenere ben presente che l’arte è un bene illiquido.
Per capirci: sei si ha dell’oro, lo si porta in banca, l’incaricato lo pesa, controlla la quotazione istantanea al grammo, effettua la moltiplicazione peso x quotazione, ed eccone calcolato il valore e, se c’è disponibilità, il compenso è immediato.
Per l’arte non è così.
Per esempio, con le opere definite secondarie consolidate o storicizzate, concorrono nella valutazione una serie di variabili che possono farne aumentare la quotazione o farla crollare istantaneamente: documentazione accompagnatoria, due diligence, Condition Report, passaggi d’asta, periodo di produzione, tecnica, richiesta del mercato e commerciabilità e, come è presto visibile, basta un solo dubbio in uno di questi passaggi e l’opera che pensavamo valere cifre importanti, si trasformano in “legna da ardere”.
Infine se tutto il corollario è perfetto, rimettere sul mercato il bene comporta contattare collezionisti, procuratori…. e più l’artista è conosciuto, più i tempi si allungano notevolmente e la compravendita può iniziare dopo mesi….
Ma allora come si può “guadagnare” ?
Certamente, e, se prendiamo in considerazione l’arte contemporanea con artisti di spessore, si avranno anche dei moltiplicatori molto molto interessanti, ma teniamo sempre in considerazione una cosa fondamentale: l’arte non è solamente speculazione economica, è bellezza, è sentimento, è passione, è piacere di vedere qualcosa che ci scuote dentro ogni volta, è scoprire delle sfumature nuove a seconda della luce….
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