Può il lavoro essere anche un piacere? Questa è una domanda che spesso mi sono posto e più di una volta ho provato a darmi una risposta.
Quando qualche anno fa decisi di lasciare il mio lavoro da informatico per dedicarmi al mercato dell’arte, come gallerista prima e consulente poi, sono stato assalito da un milione di dubbi: avrò fatto bene? con l’arte si può comunque vivere? avrò preso una decisione avventata? era meglio restare un dipendente in una software house?
Domande lecite, certamente, ma guardandomi indietro vedevo solo amarezza, sconforto, tensione e delusione. Il lavoro che amavo fare si era rivelato essere, in realtà, quella cosa che mi serviva solamente per arrivare a fine mese: non avevo più stimoli, le mie giornate trascorrevano in lavori ormai di routine senza più nulla di emozionante.
Cosa avevo davanti? Dubbi, molti dubbi, alcuni dei quali pesavano come macigni, anche perché l’inizio della mia nuova vita lavorativa non era stato dei più semplici né dei più felici. Aprire una galleria d’arte con la persona sbagliata ha rischiato di segnarmi, lavorativamente, in modo definitivo.
Ma ho avuto una grandissima fortuna. Essere sostenuto ed incoraggiato da persone per me fondamentali come Chiara Ripamonti, che mi ha sempre spronato e Deborah Mendolicchio che, oltre ad essere la mia formatrice e mentor, mi ha reso ancora più stimolante questo nuovo mondo
Ed oggi? Sono con orgoglio un Art Advisor specializzato nel mercato dell’arte: un consigliere per collezionisti, investitori, professionisti, imprenditori…. sono una persona in grado di far realizzare un sogno.
Come faccio a capirlo? perché ogni volta che mi trovo davanti ad un’opera d’arte le emozioni mi pervadono completamente e sento dentro di me un fuoco che prima non provavo, come quando mi sono trovato di fronte al Braque della foto (quello nel riflesso sono io)
E tu hai un sogno che vorresti diventasse il tuo lavoro?
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