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Fluens – Emanuele Renton Fortunati

Emanuele “Renton” Fortunati è il fondatore e pioniere dell’Espressionismo Spirituale, un movimento artistico che esplora le connessioni tra il mondo spirituale e quello materiale.

Il suo lavoro, che condivide con l’espressionismo tradizionale un’espressività cruda e senza filtri, è caratterizzato da gesti spontanei e istintivi, e arricchito da un profondo coinvolgimento spirituale.

Ispirato dalle antiche pratiche degli sciamani, Emanuele crea le sue opere in stato di trance, dove incanala le energie spirituali che lo attraversano e dialoga con esse, riportando queste conversazioni sotto forma di simboli esoterici, un vero e proprio alfabeto spirituale che caratterizza la produzione dell’artista.

Il suo processo creativo si divide in due fasi ben distinte: la creazione grezza e disinibita, in cui le energie spirituali fluiscono attraverso di lui, e la successiva interpretazione razionale, che decodifica queste esperienze e i simboli incorporati nelle sue opere.

È grazie a questa dualità che l’artista può acquisire una comprensione più profonda di se stesso e della realtà: la pratica artistica diventa così un’esperienza mistica, che permette di liberarsi dai condizionamento sociali e culturali, e di riscoprire un’identità individuale più autentica.

Attraverso le sue opere, i cui simboli toccano le corde dell’inconscio e creano una connessione energetica con chi le osserva, Emanuele condivide con gli spettatori questo viaggio alla ricerca di un’identità non filtrata, e li invita a sfidare le proprie percezioni per ampliare la loro comprensione di chi sono veramente.

Parte del catalogo internazionale Alfabeto Astratto, diverse opere di Emanuele sono esposte al Palazzo dell’Emiciclo a L’Aquila, al Museo Bellini di Firenze e al AAIEE Gallery Center di Roma, accanto ad artisti di portata internazionale come Alfred ‘Milot’ Mirashi e sotto la direzione artistica di Miguel Gomez, direttore artistico della Bibart Biennale D’Arte.


Claudio Russo

Claudio Russo

"La bellezza salverà il mondo" (Fëdor Dostoevskij)